sabato 15 marzo 2008

La Cina che non ha paura

L'esercito spara, e si vogliono boicottare le Olimpiadi. Monaci e laici muoiono, e li si vorrebbe salvare andando a Pechino a spegnere la fiaccola.
Sarà pure che dall'8 Agosto la capitale cinese ricorderà terribilmente una Berlino in festa del '36, ma siamo sicuri di voler ancora perdere tempo con la storia del boicottaggio?
Non è più tanto ammissibile che il Partito comunista sia così interessato a nascondere il "lato oscuro" della sua gestione politica per non rovinare l'immagine immacolata dei giochi olimpici. Più che altro proverà a terminare le aspirazioni rivoluzionarie del Tibet di questi giorni senza aver nessuna intenzione di mascherare il pugno di ferro che ha già cominciato ad usare in previsione di una resa incondizionata dei rivoltosi.
La Cina non si è mai sentita così forte e non ha mai avuto tanta ragione di esserlo, vista l'incapacità di reazione mostrata dalle altre potenze, soprattutto da quella degli States. Mantenere una situazione stabile nella politica interna non vuol dire sgualcire la bandiera della nazionale olimpica cinese, e dunque l'orgoglio di una nazione. Sarà, anzi, un motivo che metterà ancor di più in risalto la risolutezza di un Paese che si prepara ad essere glorificato in mondovisione, davanti agli occhi smemorati dei paesi d'Occidente. Che dovranno abituarsi, sempre più, a considerare la Cina come un paese diviso tra aspirazioni di grandezza e dimostrazioni di pochezza. Soltanto umana, ovviamente.

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