lunedì 18 febbraio 2008

"Il Re è nudo"

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In piazza non si fa che parlare d'altro, ho visto gente correre da tutte le parti pur di raggiungere il luogo in cui mi trovavo. E questo perché? Ho solo urlato alla città intera quello che avevo visto. Il Re era lì, nudo come un verme, si agitava in preda alle convulsioni del freddo.

Era una scena orribile, è difficile rappresentare lo sgomento di quel momento; io, sì proprio io ero stato il primo a vedere il Re steso nel pattume. Ne andavo fiero. Quel Re, sì quel Re, quel bastardo che ha mandato a morire mio fratello in una guerra che non era sua; quello che non si era interessato dello stupro di mia madre; quello che non si curava delle condizioni di salute di mio padre che nonostante tutto continuava a lavorare per lui. Sì, era proprio lui. E ora? Ora era di fronte a me, vile e sudicio.

Mi si era presentata dinanzi un'occasione irripetibile, potevo mandarlo in rovina senza sforzo, potevo far capire a tutta la città chi fosse quell'uomo in realtà... una persona spregevole, non meritava di essere ossequiato in quel modo. Io in tal caso non potevo dimostrarmi una persona migliore, questo è vero, ma lui... lui non meritava rispetto!

"Ma cosa dici - urlò un uomo alle mie spalle - il Re non è nudo, è semplicemente caduto". Non potevo pensare che quell'uomo dicesse il vero, era evidente, il Re era lì, davanti i miei occhi, ed era nudo maledizione, nudo come un verme!
"Ha ragione lui - rispose una donna - il Re è semplicemente caduto, capita a tutti di inciampare, nessuno è perfetto..."
Quello lì non era affatto perfetto, era il contrario della perfezione, non merita nemmeno di essere 'uomo', come possono non capire?
"Datemi una mano a rialzarlo" aggiunse prontamente un contadino.
"Sì sì, ti aiuto io aspetta" rispose un uomo robusto al mio fianco.
Eccolo, era di nuovo in piedi, sostenuto nuovamente dai suoi sudditi...

Allora giunsi alla conclusione, il Re potrà essere nudo e in ginocchio, ma finchè in giro ci sono sudditi coi 'paraocchi' pronti a sostenerlo non sarò mai capace di spodestarlo, neanche in questo modo.

Aiutatemi dunque, allontaniamo insieme il malfattore.

domenica 17 febbraio 2008

Suvvia, non tutto è perduto

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"Più di un fiore è nato per sbocciare inosservato". Sembra banale iniziare un intervento con una citazione famosa; le parole di Thomas Gray però rappresentano in pieno ciò che gradirei non accadesse a questo blog.

Il progetto che stiamo cercando di portare avanti rappresenta non solo una schiera di dannati costretti a sbattere in eterno le ginocchia per superare una condizione così ostile, sta a rappresentare un intero cerchio di uomini radicati all'interno della terra, a contatto con essa, volenterosi di migliorarla.

Mi piace immaginarmi quasi come un fiore: le mie radici i miei bracci, il mio stelo le mie gambe ed i miei forti polpacci come bocciolo... perché sì, dobbiamo ancora sbocciare, ma sono sicuro lo faremo 'alla grande'!

sabato 16 febbraio 2008

Staff

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Léra
Fondatore e Caporedattore

Francesco, 19 anni
Attivo sul blog dal: 15-02-2008

Co-fondatore del blog e responsabile dell'assetto grafico.

Dedalus
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Vincenzo, 19 anni
Attivo sul blog dal: 15-02-2008

Co-fondatore del blog ed esperto in Voli Pindarici.


Il Fabbricante d'inchiostro
Redattore

Armando, 17 anni
Attivo sul blog dal: 30-12-2008

Redattore fondamentale della sezione Letteratura

Canto XIX

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O Simon mago, o miseri seguaci

che le cose di Dio, che di bontate

3 deon essere spose, e voi rapaci

per oro e per argento avolterate,

or convien che per voi suoni la tromba,

6 però che ne la terza bolgia state.

Già eravamo, a la seguente tomba,

montati de lo scoglio in quella parte

9 ch’a punto sovra mezzo ’l fosso piomba.

O somma sapïenza, quanta è l’arte

che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,

12 e quanto giusto tua virtù comparte!

Io vidi per le coste e per lo fondo

piena la pietra livida di fóri,

15 d’un largo tutti e ciascun era tondo.

Non mi parean men ampi né maggiori

che que’ che son nel mio bel San Giovanni,

18 fatti per loco d’i battezzatori;

l’un de li quali, ancor non è molt’anni,

rupp’io per un che dentro v’annegava:

21 e questo sia suggel ch’ogn’omo sganni.

Fuor de la bocca a ciascun soperchiava

d’un peccator li piedi e de le gambe

24 infino al grosso, e l’altro dentro stava.

Le piante erano a tutti accese intrambe;

per che sì forte guizzavan le giunte,

27 che spezzate averien ritorte e strambe.

Qual suole il fiammeggiar de le cose unte

muoversi pur su per la strema buccia,

30 tal era lì dai calcagni a le punte.