martedì 30 dicembre 2008

Fahrenheit 451

“…Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive...”

Immaginate un mondo dove la cultura, i libri sono messi al bando e perseguitati. Immaginate un mondo dove le persone passano il tempo chiuse in casa a guardare la televisione, unico strumento di diffusione del sapere, accuratamente filtrato e manipolato dal regime. Immaginate un mondo dove gli uomini hanno perso la capacità di comunicare tra loro, preferendo affogare nel sistema fatuo e ossessivo dei super-evoluti media. Immaginate un mondo dove i vigili del fuoco hanno il compito di appiccare incendi, per distruggere i volumi e i loro possessori, e proteggere i cittadini dal grave pericolo della libera conoscenza. Immaginate un mondo in cui è vietato immaginare…

È quello che ha fatto 58 anni l’americano Ray Bradbury, in un epoca in cui non si prospettavano ancora con chiarezza gli straordinari progressi della tecnica e la sua importanza sempre crescente. Il protagonista del romanzo è Montag, di professione incendiario, con il compito di scovare, confiscare e bruciare qualsiasi tipo di libro. Attraverso una serie di incontri, prima con Clarisse, una ragazza sognatrice fuori dagli schemi, poi con una donna che sceglie di essere bruciata viva con i suoi libri, ed infine con l’ex-professore di lettere Faber, riscoprirà l’autentico valore della conoscenza e della libertà di pensiero, e si renderà conto di quanto era falsa e vuota la vita che stava conducendo.

Fahrenheit 451 non è solo un libro sull’importanza straordinaria dei libri, ma anche e soprattutto una riflessione sull’autenticità e genuinità della vita che deve essere caratterizzata(come Bradbury stesso afferma per bocca di Faber) da sostanza, cioè caratteristiche proprie ed uniche, da agio, tempo libero per pensare e da diritto di agire. Gli uomini che perdono di vista questi elementi non possono che finire con l’autodistruggersi, prima interiormente, poi fisicamente. La città di Montag sarà rasa al suolo da una bomba atomica, sganciata da una nazione nemica con cui il suo stato era entrato in guerra, mentre i cittadini, tenuti all’oscuro di tutto dalla televisione di regime, non possono far altro che accettare passivamente la loro fine. Apparentemente non esiste via di scampo, ma Montag sembra averla trovata, unendosi ad un gruppo di ribelli fuggitivi che di generazione in generazione si tramandano la cultura oralmente, come alle origini, pronti a cominciare la ricostruzione quando la grande distruzione sarà finita.

Il romanzo di Bradbury è stato definito fantascientifico, ma, a 58 anni da prima edizione, c’è da chiedersi quanto siano effettivamente improbabili molte delle vicende narrate, e quante altre trovino riscontri più o meno diretti nella nostra realtà. Perciò mai sottovalutare….

Un saluto a tutti dal vostro Fabbricante d’Inchiostro, che da oggi cercherà di contribuire all'imbrattamento (per quanto nelle sue possibilità) delle dannate pagine della Bolgia!

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