«Parlo con Mr. Widdowson? Salve, qui è la scuola media di Doncaster, vostro figlio è stato sorpreso mentre sgonfiava le gomme della bici ad un suo compagno, ma non si preoccupi: è stato da poco condotto in isolamento.»
Immaginate di ricevere una telefonata del genere. Vostro figlio, Kieran, 11 anni, studente da poco licenziato dalle scuole elementari, ne ha combinata un'altra delle sue. In isolamento ha detto? Avrò capito male, già che ci sono vado ad occuparmene di persona.
Kieran è lì che fissa un punto vuoto, il suo sguardo è assente ma concentrato. La furia che cinque minuti prima vi aveva spinto ad immaginare le più assurde delle punizioni ora si placa. Qualcosa non va.
«Vorrei parlare col Preside, se non le spiace», vi rivolgete cortesemente alla segretaria.
L'uomo, giacca e cravatta, esce con atteggiamento deciso ma gentile dal suo ufficio dirigenziale.
«Mi dica» pronuncia avvicinandosi velocemente.
Volete delucidazioni, volete sapere perché vostro figlio ha quello sguardo, quali tremende torture è stato sottomesso.
L'uomo si incammina, supera due corridoi e si avvicina ad una stanza un pò particolare. La apre.
Risulta impossibile vedere all'interno. Pareti nere, finestre oscurate e banchi separati da muri, rivolti al contrario rispetto la cattedra.
«Ma ciò che fate è legale?», a quanto pare lo è. «Il ministero l'ultima ispezione l'ha vista e l'ha approvata. Questa stanza esiste di ben quattro anni, e posso assicurarvi che nessun ragazzino ci è entrato più di una volta.»
In Gran Bretagna è stata dunque scoperta quelle che i media hanno denominato "aula Guanatanamo", un'allusione un pò particolare, che però chiarisce bene il concetto.
È già polemica. "Quella non è un'aula, bensì una cella di isolamento", risponde Mr. Widdoson alla sua intervista sul Daily Mirror.
Navibar
martedì 14 ottobre 2008
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