martedì 2 settembre 2008

Big Bang made in Ginevra

Cosa fareste se vi venisse detto che, per amore della scienza, un uomo con evidenti carenze affettive sta per premere un pulsante che potrebbe decretare la fine del mondo?
Che siamo al cinema, probabilmente.
E se vi venisse aggiunto che l'uomo in questione è uno scienziato del Centro di Ricerche Nucleari di Ginevra e che il gesto fatale dovrebbe avvenire esattamente il 10 settembre 2008?
Che qualcosa comincia a non quadrare.
Eh si, perchè l'esperimento di cui vi stiamo per parlare non è affatto l'ultimo frutto perverso della mente malata di George Lucas (che non ne abbia a male), ma "soltanto" la curiosità di migliaia di fisici cresciuti fin da bambini a pane, quark e neutrini.
Partiamo dai fatti.
È il 1998: il Large Hadron Collider, frutto di un progetto ideato nei primi anni '80, comincia a prendere forma nel CERN di Ginevra, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. L'ambizioso piano è quello di far scontrare i protoni ad un'energia talmente alta - 14 TeV per chi ne capisse qualcosa - in modo da riuscire a chiarire finalmente quale fosse l'origine dell'universo e, più propriamente, della massa. Al centro della disputa c'è il bosone di Higgs, particella elementare fin'ora soltanto ipotizzata che sarebbe stata la protagonista assoluta dopo lo scoppio del Big Bang. Per riuscire ad avvalorare l'ipotesi della sua esistenza l'accelleratore avrebbe dovuto lanciare dei protoni 11.245 volte al secondo in modo da farli arrivare a una temperatura 100mila volte più alta di quella esistente al centro del sole.
La sfida è senza dubbio eccitante, ma non priva di rischi. La possibilità che un tale scontro possa portare alla creazione di un buco nero, infatti, non è del tutto campata in aria e i fisici del CERN, accusati da un consistente gruppo di ricercatori, si vedono costretti a chiarire, una volta per tutte, che il rischio per una fine del pianeta è praticamente nullo. Ginevra vince la battaglia e il progetto, costato 6 miliardi di euro, può così giungere sano e salvo al settembre del 2008, mese fissato per la fatidica ora X.
A poco più di 8 giorni dalla partenza, però, tutti i dubbi non sono ancora stati sciolti. Il professor Otto Rossler, chimico tedesco della Eberhard Karls Universit, ha presentato il ricorso alla Corte Europea dei Diritti Umani affermando: "i miei calcoli indicano che il rischio che un buco nero mangi il pianeta a causa dell'esperimento è serio". Mentre tutti sperano che la calcolatrice di Otto abbia avuto qualche problemino James Gillies, convinto assertore di questa teoria nonchè portavoce del Centro Ricerche Nucleari di Ginevra, ha provato a tranquillizzare il mondo dicendo: "il ricorso non introduce nessun argomento che non sia già stato esaminato e respinto in passato, se questi esperimenti fossero rischiosi lo sapremmo già".

"Abbiamo ancora dieci giorni per salvare la terra?", si chiede intanto lo scanzonato Sunday Telegraph. Quel che è certo è che manca poco per scoprirlo. E per sapere, ancora una volta, che una risposta data è soltanto la vià più lunga per giungere a un'altra domanda.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vabbè, guardiamo il lato positivo: se viene la fine del mondo niente più dubbi/problemi universitari! XD

Léra ha detto...

E chi li ha mai avuti?