domenica 17 agosto 2008

L'ottava meraviglia di Phelps


Guardando Michael Phelps, lo "squalo" di Baltimora che ha raccolto più ori di tutti nella storia delle Olimpiadi, si ha l'impressione di aver tifato per quel ragazzone del Maryland sin dai suoi primi, esagerati spruzzi nella piscina sotto casa. E probabilmente è davvero così, visto che parliamo di uno che a sedici anni - nemmeno il tempo di cominciare - aveva già il suo primo record del mondo e la certezza di essere ormai un predestinato.

Per chi ha avuto a che fare, seppur molto alla lontana, col mondo di acqua e cloro in cui Phelps è divenuto immortale, sa che la sua soddisfazione va oltre il valore intrinseco di quelle otto medaglie d'oro. E' la consapevolezza di essere diventato, senza mezzi termini, il migliore in assoluto; di averci donato - così come accadde per Maradona, Carl Lewis e Cassius Clay (ricordateci voi quei pochi altri) - la possibilità di contemplare l'armonia del gesto perfetto, la lotta contro l'impossibile e la naturalezza con la quale i fenomeni ci ricordano di cosa è capace un essere umano. A prescindere, ovviamente, dai colori della sua bandiera.

Nessun commento: