
Ricordo che mentre lo sfogliavo continuavo ad immaginare chi, prima di me, era entrato a contatto con quel testo, e quale di quelle storie lo avesse colpito di più. Fu come un'illuminazione. Mi concentrai su di una pagina, lessi quella storia.
Siamo in America (o in Canada, che importa), in una piccola cittadina. Una donna, anzi, un'atleta, era impegnata ad allenarsi nella corsa. Siamo nel parco della città, e la donna era abbastanza famosa da quelle parti. Brava nella disciplina, aveva vinto diverse competizioni.
Mentre continuava nel suo allenamento quotidiano, spunta da dietro una siepe una Pantera affamata (cosa ci facesse lì è ancora un mistero). Colta di sorpresa, la donna non ebbe il tempo di liberarsi che la belva forsennata la sbranò. Quelle vecchie lepri della comunità locale, decisero che la Pantera non aveva bisogno di un regolare processo. La uccisero (e qui direte, la vicenda si conclude. Ebbene, no).
La donna non era solo una giovane vedova; aveva messo al mondo anche un piccolo. Lo stesso vale per la Pantera: aveva lasciato da questa parte due cuccioli.
La comunità locale agì di conseguenza: in una banca del posto venne aperto un fondo per le donazioni del piccolo orfanello.
Non mancò la risposta da parte degli animalisti: nella stessa banca venne aperto un fondo per i due cuccioli, ambizioni per il futuro: "assassini".
Ebbene, l'ironia della vicenda sta proprio qui: furono raccolti nel giro di due mesi 13 mila dollari per il piccolo, e quasi 30 mila per i cuccioli di pantera.
È incredibile pensare che l'uomo preferisce essere solidale con gli animali piuttosto che con i propri simili. È inutile domandarsi se quel piccolo ce l'ha fatta; c'è da chiedersi piuttosto se quelle pantere hanno, alla fine, completato gli studi.
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