sabato 16 febbraio 2008

Canto XIX

O Simon mago, o miseri seguaci

che le cose di Dio, che di bontate

3 deon essere spose, e voi rapaci

per oro e per argento avolterate,

or convien che per voi suoni la tromba,

6 però che ne la terza bolgia state.

Già eravamo, a la seguente tomba,

montati de lo scoglio in quella parte

9 ch’a punto sovra mezzo ’l fosso piomba.

O somma sapïenza, quanta è l’arte

che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,

12 e quanto giusto tua virtù comparte!

Io vidi per le coste e per lo fondo

piena la pietra livida di fóri,

15 d’un largo tutti e ciascun era tondo.

Non mi parean men ampi né maggiori

che que’ che son nel mio bel San Giovanni,

18 fatti per loco d’i battezzatori;

l’un de li quali, ancor non è molt’anni,

rupp’io per un che dentro v’annegava:

21 e questo sia suggel ch’ogn’omo sganni.

Fuor de la bocca a ciascun soperchiava

d’un peccator li piedi e de le gambe

24 infino al grosso, e l’altro dentro stava.

Le piante erano a tutti accese intrambe;

per che sì forte guizzavan le giunte,

27 che spezzate averien ritorte e strambe.

Qual suole il fiammeggiar de le cose unte

muoversi pur su per la strema buccia,

30 tal era lì dai calcagni a le punte.

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